Diocesi di Como

«La pandemia cancella vent’anni di sviluppo»

L’INTERVISTA

La responsabile Onu, Bárcena avverte i governi: «In questo periodo non si può tagliare»  – Alicia Bárcena /

di Lucia Capuzzi

«La crisi innescata dalla pandemia, la peggiore dell’ultimo secolo, durerà a lungo. Più di quanto pensassimo in principio. Si profila non un nuovo “decennio perduto”. Stavolta si rischia di “perderne” ben due». Alicia Bárcena, segretaria della Commissione Onu per l’America Latina (Cepal), non si rassegna al pessimismo. «Lo scenario è preoccupante. È possibile, tuttavia, mettere in atto una serie di misure concrete per attutire il peso della recessione, soprattutto sui più poveri. Le risorse ci sono ma ci vuole coraggio. Non è il momento di tagliare. Perché il conto dell’austerità la pagano i settori vulnerabili », ha detto l’esperta, ospite a America Latina: Chiesa, papa Francesco e scenari della pandemia.

Quali tra le conseguenze della pandemia sulla regione la preoccupano di più?

L’impatto sociale della crisi perché è quello più duraturo. La perdita in termini di Pil – di

circa il 9 per cento – può essere recuperata in una decina d’anni. Ma per azzerare l’incremento atteso di povertà e disparità ci vorrà molto più tempo.

Di che aumento stiamo parlando?

In base alle nostre stime, entro l’anno, oltre un terzo della popolazione della regione – il 37,2 per cento – sarà povera, quasi sette punti percentuali in più rispetto ad ora. Stiamo parlando di 230 milioni di donne e uomini. Le persone in povertà estrema passeranno da quasi 68 milioni a 96 milioni. Che ricetta propone Cepal ai Paesi latinoamericani per far fronte a questa situazione?

Abbiamo elaborato sette proposte concrete. Il piano combina misure d’emergenza con provvedimenti di medio periodo. Entrambe, però, devono essere messe in pratica già ora per riattivare l’economia. Nella prima categoria rientra l’estensione per un semestre del sussidio minimo – 120 dollari –

a tutti i poveri e la connessione dei 40 milioni di famiglie al momento escluse da Internet. Questione quest’ultima cruciale: significa che il 46 per cento dei bimbi è stato tagliato fuori dall’istruzione a distanza e ha perso, in pratica, un anno di scuola.

E nel lungo periodo che cosa si dovrebbe fare?

Attuare una politica fiscale espansiva, realizzare piani di investimenti, soprattutto nell’ambito delle energie pulite e nel settore ambientale, e concedere crediti agevolati alle piccole e medie imprese. Sono imprescindibili, inoltre, accordi politici per garantire l’accesso universale alla salute e alla protezione sociale dei cittadini. L’ultimo punto chiama in causa la comunità internazionale: questa deve alleviare i debiti alle nazioni più povere – penso ai Paesi caraibici – e garantire crediti agevolati agli altri. Ci vuole uno sforzo comune: solo insieme potremo uscire dalla crisi.

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